Parliamo di arte, nello specifico dell’artista Matteo Forli sul nostro portale di Tribunodelpopolo.it
E’ sempre rincuorante e incoraggiante accorgersi che l’umanità continua senza sosta a forgiare grandi uomini che fanno dell’umanità una realtà poco alla volta sempre più realizzata e feconda. Questo vale senza dubbio per l’arte, che nonostante i tempi che cambiano e il succedersi di nuove correnti di pensiero, la tecnologia ed i materiali che si modificano, continua con più forza a trovare spazi e modi di esprimersi. E’ un orgoglio tutto italiano, inoltre, avere un fermento creativo di connazionali che quasi ininterrottamente nella storia umana, forgia ancora e sempre di più menti e cuori creativi, ad arricchire e far progredire la cultura e la bellezza nazionale e internazionale. Questo è ad esempio il caso di Matteo Forli, pittore poliedrico e vulcanico che fa sempre più parlare di lui in Italia e anche fuori.
L’artista contemporaneo Matteo Forli
Matteo Forli è un giovane artista genovese, classe 1981, attualmente tra le stelle più lucenti del panorama italiano nell’arte contemporanea. Inizialmente formato da studi accademici all’Accademia di Belle Arti di Genova, grazie ai quali si è impadronito delle tecniche più svariate, dalle classiche a quelle più innovative e sperimentali, ha poi proseguito la sua ricerca espressiva sperimentando nuove combinazioni e contaminazioni di stili e contenuti molto diversi tra loro.
Il suo talento gli ha consentito fin da subito di partecipare a mostre e concorsi, per alcuni dei quali ha ricevuto anche dei riconoscimenti. Il suo stile ha cominciato a farsi strada e delinearsi nella sua unicità insieme alla corrente della street art, che nel 2000 ha visto il suo anno di affermazione e riconoscimento condiviso. Da essa ha ereditato il gusto per il riempimento di grandi aree e superfici e per una espressività d’impatto. La sua arte visiva si mescola con il gusto e l’uso della musica per accompagnare e completare la fruizione della propria opera.
La tecnologia e materiali insospettati, come i supporti in similpelle, luci e colori distonici, rendono il frutto del flato artistico di Matteo Forli un’esperienza emozionale più che un’osservazione del bello. Nelle sue opere non è raro riscoprire l’uso di strumenti luminosi, che donano alcuni effetti che completano il senso di quello che l’artista vuole esprimere. Spesso l’evento creativo è ripreso digitalmente e proiettato in loop durante le mostre e gli eventi organizzati, per dare il senso di un soggetto che non è statico e fermato su una superficie una volta per sempre, come una fotografia, ma diviene un racconto di un pezzo di vita in evoluzione, così come avviene in natura, senza alcun tentativo di assegnare al rappresentato un valore morale o un giudizio di valore, ma semplicemente con l’intento di contemplare la realtà, attraverso gli occhi e l’abile mano di questo originale artista. le tecniche più utilizzate vanno dal carboncino, agli spray, all’olio, all’uso della sabbia, del flatting, matita e china. Senza troppe esitazioni, le tecniche sono spesso mescolate e rese complementari in un progetto che alla fine rende giustizia ad ogni diversità, magistralmente eseguita dall’artista.
L’uso del corpo nelle opere di Matteo Forli
Il Forli stesso ha più volte ribadito come il punto di partenza di ogni sua opera sia l’uomo, anzi, il corpo umano. Il suo interesse è avvalorato e supportato da conoscenze anatomiche acquisite attraverso lo studio costante di manuali di anatomia, cominciati in accademia, nei quali la ricerca scientifica dell’analisi approfondita di ogni parte del corpo si coniuga con la passione emotiva e intellettuale del nostro per la conoscenza dell’essenza interiore dell’umanità stessa.
Immaginare di partire da un pezzo di scheletro o di organo interno, se a primo acchito può parere un’idea alquanto bizzarra, permette invece di creare intorno ad esso tutto un mondo di colori, di forme apparentemente astratte, che a ben guardare esaltano anziché camuffare la vera essenza di ciò che l’illustrazione ha da offrire.
In maniera del tutto naturale, spesso l’ispirazione per una nuova opera parte da una radiografia, da una tac, insomma da una realtà anonima che diviene un’idea di universalizzazione, dall’intento di umanizzare a livello profondo un oggetto che diversamente non sarebbe in alcun modo considerato da un punto di vista artistico, ma neanche antropologico, come parte della naturalità della vita umana. In certo qual modo si potrebbe affermare che l’intento sia quello di ridar vita e dignità a qualcosa che in sé è morto, ma che fa parte di una esistenza a cui anela ritornare.
Gli organi raffigurati non si presentano come una fedele riproduzione del vero, tant’è che non è sempre facile riconoscerli nella loro riproduzione, ma a ben guardare si riesce ad interpretare il senso dei segni e delle figure come imparando una nuova lingua attraverso cui l’artista si esprime e ci regala nuovi significati e nuove visioni del mondo e dell’uomo.
Le anatomie di Matteo Forli
La serie di opere della pinacoteca di Matteo Forli dedicate all’anatomia, sono in qualche modo omogenee, nel senso di una continuità logica di rappresenzazioni di sezioni di parti anatomiche, di interi organi o di ossa e articolazioni. Le tecniche utilizzate sono miste e ad un primo sguardo, a dispetto del carattere apparentemente cruento dell’oggetto ritratto, la sensazione non è di paura o ribrezzo, ma di un mistero che vuole essere svelato e che incuriosisce e attira l’attenzione, grazie a colori forti ma non violenti, a tratti decisi e scuri, ma a momenti sfumati, a spazi intorno alla figura non appesantiti, ma lasciati aperti, con l’effetto di non far sentire oppresso il visitatore.
Le forme proprie delle parti anatomiche, sebbene ben conosciute, non sono riportate fedelmente, perché il fine non è creare un altro manuale di anatomia, ma piuttosto viene offerta alla forma naturale una nuova possibilità, che esprima nuove potenzialità, ridando vita e, potremmo osare, speranza a singoli oggetti morti e accuratamente evitati dalla maggioranza delle persone, se non quando costretti da malattie o disturbi.
Ciò che si percepisce negli esperimenti di raffigurazioni anatomiche di Matteo Forti è la cura che egli vuole avere nei confronti delle sezioni corporee, ma in proiezione della stessa vita umana, valorizzando ogni sua piccola parte e dandole importanza, mettendola sotto una lente di ingrandimento che ne faccia conoscere il valore anche a chi finora non ha potuto o voluto vedere.
E’ il viaggio inverso rispetto a quello che normalmente fa la scienza, cioè analizzare un insieme per poi andare a fondo a capirne le singole parti. Forli parte invece dalle singole parti, addirittura spesso dall’anatomia molecolare del corpo umano, per dare una visione di un insieme diverso, non di carne e sangue, ma di materia in evoluzione, in movimento, creativa.
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